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Modelli sbagliati 18/12/06

Vorrei fare alcune considerazioni/critiche sugli aspetti dominanti del web 2.0 "vissuto" in Italia; vissuto inteso come relazione diretta, fruizione e non solo utilizzo. Il "fenomeno" web 2.0, a livello planetario, è ormai una realtà consolidata, ma in Italia è ancora una nicchia di esperti, professionisti, smanettoni o appassionati (e soldi veri mi sembra di capire ce ne siano pochi).

Questo comporta alcuni obiettivi che una sana comunità digitale deve porsi (non necessariamente associandosi), a cominciare dallo stabilire delle differenze, ad esempio rispetto ai media tradizionali: i maggiori (diciamo più influenti) blogger italiani, tra ieri ed oggi, hanno postato la notizia de "l' uomo dell' anno secondo il Time". Niente di male, ci mancherebbe, ma l' effetto creato è lo stesso effetto che si prova in edicola, con le copertine dei news week italiani a rimbalzarsi lo stesso titolo e la stessa foto (eccezion fatta, a mio avviso, per il post chiaro ed arguto di Mantellini)...

Un 'altro chiaro esempio di quello che dico (sperando di non apparire "blasfemo") è nei reportage da le Web 3.0: anche qui si è assistito ad un naturale tam tam, proseguito con le dirette e terminato con i reportage; ma su uno dei fatti importanti, il licenziamento del redattore di Techcrunch Uk Sam Sethi dopo la pubblicazione di questo articolo, non ho visto scorrere fiumi d' inchiostro (un eccezione), eppure l' argomento sarebbe interessante (almeno a livello diciamo concettuale): sarà un nodo del futuro del web, il rapporto con nuove forme di editoria e con le aziende, come si comporteranno i blogger, gli spazi di autonomia... argomenti che vorrei venissero affrontati da persone che stimo e che hanno vissuto direttamente l' esperienza.

Non vorrei, continuando di questo passo, che dopo i magazine l' obiettivo sia la TV.
Le caratteristiche cominciano ad esserci, non è che abbiamo scelto dei modelli sbagliati...

[Sid]
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