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Blogger: zero in condotta 10/04/07

In questa breve vacanza pasquale, tiene banco la discussione rilanciata da Tim O'Reilly su un codice etico di condotta dei blogger.

A pelle sarei per ignorare certi ragionamenti, lasciarli correre e decantare, con il massimo rispetto dettato dall' assoluto disinteresse; ma in questo caso le motivazioni sono pertinenti: il mezzo si sta evolvendo e la rete vede incrementare la popolazione residente, oggi ci vivono anche le persone "normali", quelle che trovi al bar, in treno, che lavorano o non lavorano, che vanno allo stadio, in chiesa o a puttane, quelli che scrivono canzoni o che minacciano qualcuno di morte...

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Ovvio che termini come netiquette siano ignorati dai "nuovi arrivati" (ma anche da molti di noi cosidetti "maturi") e che spingerne la dottrina sia opera saggia (oltre che necessaria); su questo piano è giusto lavorare.

Parlare di un codice etico di condotta è utile? No, proprio perchè c' è un codice etico di condotta che non è quello dei giornalisti; qui siamo su internet e chi scrive su un blog (che per alcuni potrebbe non essere un blogger) conosce quel codice, magari dovrà aspettare il commento giusto per capirlo, la sparerà grossa e qualcuno che ne sa più di lui lo sputtanerà (e questo è un post a rischio).

Sono convinto che il tono che ha preso la conversazione (anche in Italia) sia giornalistico, pardon, rivolto ai giornalisti (che hanno anche un blog, ma non è detto che siano blogger): la loro professione cambia sopra le loro teste (o sotto i piedi) e se i più sensibili lo sanno (da parecchio) altri sembrano spaventati e indaffarati a cercare di posizionare ogni atomo al suo posto...

Le regole scritte, tipiche del brutto mondo "non connesso" difficilmente serviranno a qualcosa ma richiamare quello che è gia prassi (magari nei nostri circoli di avanguardisti o di nerds frustrati) farà sicuramente bene.

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