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Fare soldi con il blog... o quasi 30/04/08

Per un pugno di dollari

Per fare soldi con il blog dobbiamo scrivere di come fare i soldi con il blog... e in molti lo stanno facendo. Se invece vogliamo affrontare il discorso in maniera più articolata, togliendo il blog come riferimento (magari sostituendolo con il lavoro di web designer) e prendendo le opportunità della rete allora il discorso cambia e si fa più interessante.

Prendo spunto da questo bel post di Tom Stardust, una riflessione sul mondo del design per il web in Italia e sulle difficoltà che in molti si trovano ad affrontare quotidianamente...

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Il ragionamento di Tom, che in larga parte condivido, nasce dalla segnalazione di 99designs, un servizio dedicato ai designer ed alle aziende che ne hanno bisogno. Principalmente si tratta di richieste di logo design e la media dei prezzi si aggira sui 150/200 dollari; il tutto è organizzato a contest, l' azienda inserisce i requisiti ed i designer iscritti inviano le loro bozze, il tutto entro una data stabilità.

Obiettivamente i prezzi sono piuttosto bassi, considerando il cambio euro/dollaro una miseria; ma la procedura è trasparente e, leggendo alcuni feedback, il servizio è serio (i pagamenti vengono effettuati regolarmente) e non mancano le prospettive (molte collaborazioni sono continuate prescindendo dal servizio); insomma, il fatto che sia opera del team di SitePoint offre buone garanzie. Dal mio punto di vista non sarei quindi negativo. Certo è poco ma è comunque un' alternativa ed un modo per uscire da un mercato che (almeno dalle mie parti) offre bocconi amari conditi con bocconi amari.

In altre parole, se è vero che la tendenza al risparmio è chiara, derive cuginistiche incluse, è altrettanto evidente che la causa principale di questo "corto circuito" è da ricercare all' interno della professione. Per anni si è letteralmente speculato sfruttando l' ignoranza dei clienti e vendendo a peso d' oro documenti word "elaborati" con FrontPage; e dico si è nonostante io abbia vissuto la prima onda da dipendente (in questo senso non mi sento responsabile). Non solo, ancora oggi in Italia la qualità media del design di un sito web è decisamente più bassa che altrove. Ovvio che le cattive pratiche alimentino altrettante cattive pratiche.

Se sommiamo a questo la voce prestazione/pagamento la miseria del logo a 150 dollari appare meno misera; non so voi, ma la mia difficoltà maggiore è quella di farmi pagare. Telefonate, discussioni, ritardi e contrattazioni estenuanti che niente hanno a che fare con il web design. Quando va bene il saldo a 60 o 90 giorni. Bene, servizi come 99designs sono comunque qualcosa, sicuramente niente di definitivo ma se andiamo a vedere le maggiori voci di stress legate a questa nostra (agrodolce) professione il mio giudizio resta positivo. Come dire, meglio la gallina, oggi!

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La musica 1.0 è morta 16/03/08

Affermazione decisa che fortunatamente non nasce dalla repressione di un utopico visionario; a dirlo è Ted Cohen ex boss di EMI all' apertura del Digital Music Forum East. Il pezzo di Ars Technica merita una lettura ed è una ghiotta occasione per riprendere il filo del discorso affrontato alcune settimane fa.

Da un lato ormai è evidente, anche le major hanno capito che l' immobilismo non paga e che c'è un gran bisogno di ripartire dimenticandosi il più in fretta possibile le politiche degli ultimi 7/8 anni... e questo è un gran bene

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Tra i segnali di novità che ormai giungono da più parti, Ghost dei NIN credo rappresenti l' ennesimo punto di non ritorno. Non voglio ripetere l' errore commesso con i Radiohead e dare i numeri, ma in questo caso credo valga la pena fermarsi a riflettere proprio sui numeri.

Il nuovo lavoro di Trent Reznor convincerà anche i più nostalgici; numeri alla mano descrive una strategia assolutamente vincente e, soprattutto replicabile (magari non nel risultato finale, che 1.600.000 dollari non sono proprio alla portata di tutti).

Se sommiamo a questo l' ottimo spunto di Kevin Kelly abbiamo un bel po' di dati da sciorinare: nel suo pezzo sostiene come 1000 fans veri garantiscano ad un "artista" una più che dignitosa prospettiva. Con mille fans disposti a pagare il tuo lavoro anche la fredda ma indispensabile forza dei numeri sembra essere un tabù sconfitto.

Cercando di spostare questi dati nel triste e meschino panorama italiano non credo che la sostanza cambi. Le opportunità aumentano ogni giorno di più ed ormai gli unici a non averlo capito sembra siano proprio i creativi; sono loro il vero ed ultimo ostacolo e badate, non i big ormai drogati dal successo e francamente del tutto trascurabili a livello creativo/culturale. Il problema ormai è solo alla base.

Ormai è tempo che il sogno cambi "piattaforma" (illuminante in questo caso il commento al post precedente di Alessandro); le folle osannanti e i milioni di copie sono storia, magari interessante, ma passata. Ora è tempo di tornare a fare sul serio. Basta squallidissime suonerie, comparsate televisive e baracconi senza senso (avete presente Sanremo, Morgan, Saranno Famosi e compagnia "vomitante"). Il sogno deve tornare a splendere e deve reintrodurre i veri valori, la musica, la poesia, la rabbia, la vita e la morte.

Basta l' ultima spallata e il castello di sabbia è distrutto, muoviamoci.

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Tre temi e una medaglia 03/03/08

Liquid Typo Tumblr theme

Sono enormemente felice di annunciare che uno dei miei template per Tumblr è entrato ufficialmente nella piattaforma. Il tema in questione è Liquid Typo, un tema fluido a due colonne che da ieri è disponibile nell' editor di Tumblr.

Lasciando da parte la mia comprensibile soddisfazione, la cosa mi ha fatto riflettere su alcune considerazioni che avevo in mente da parecchio. Avverto la necessità di dare una sferzata di energia alla mia presenza online, principalmente dal punto di vista professionale... ma ancora devo capire come, ne riparlerò sicuramente, presto.

Comunque, questi sono i temi che ho pubblicato, fatemi sapere cosa ne pensate:

  1. Liquid Typo
  2. TINAT - TINAT mono
  3. Nine of Mine

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a href="a link is not enough" 30/01/08

Flickr

La vicenda dei link mancanti del Corriere ha fatto il giro della blogosfera e quindi non aggiungo nulla sulla questione (solo che la foto di fianco è di extrarude); del resto lo stesso Paul, mi pare, si sia un po' stufato quindi da quel punto di vista niente da dire.

Vorrei concentrami invece su un punto che mi pare nessuno abbia sollevato. Le scuse di Pratellesi (tempestive e sommariamente considerabili come bel gesto) non hanno però risolto una strana abitudine, curiosa, tipicamente italiana e francamente molto fastidiosa.

Partiamo con una domanda: è normale e giusto che un quotidiano ripubblichi completamente una mia/nostra galleria fotografica?

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Prima di rispondere alla domanda aggiungiamo altri tasselli al ragionamento; mi era capitato in precedenza con il set Sleevefaces, volti umani sostituiti da copertine di dischi più o meno famosi; l' intero set (o una grossa fetta) è stata pubblicata (chiaro, senza link) da Repubblica alcune settimane fa e lo stesso quotidiano credo continui a pubblicare materiale con lo stesso metodo (date un occhiata).

Ma ancora, i quotidiani online si nutrono principalmente di pubblicità; poco conta che le pagine dedicate alle gallerie di foto ne siano sprovviste. Pur non conoscendo i sistemi di retribuzione che tale pubblicità garantisce all' affiliato (il quotidiano in questo caso), non credo di sbagliare affermando che comunque quelle pagine genereranno impressioni e page view e incideranno quindi sugli utili. Come dire, dieci foto nella galleria (a maggior ragione per casi eclatanti e di successo) si trasformeranno in moneta sonante.

Se seguite il ragionamento appare ovvio come questa *metodologia contenutistica* non si allontani troppo dal classico furto. Cosa succederebbe se io da domani cominciassi a ripubblicare sistematicamente i loro articoli?

Certo, i blog non sono esenti da colpe (e magari c' è gia qualcuno che fa quello che sopra ipotizzavo) ma la prassi che ho descritto dovrebbe rientrare nelle cose GRAVI da non fare... link o non link!

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Riflessioni musicali - la band, la cantina, la webcam 25/01/08

O.N.G.

Questi sono tempi incerti, contradditori, difficili ma anche ricchi di opportunità. Non coglierle sarebbe un suicidio. Internet è la più meravigliosa di queste opportunità.

Scusate ma sono considerazioni fondamentali per il ragionamento che voglio fare visto che da qui in avanti descriverò impressioni, ipotesi e sensazioni su uno dei futuri possibili per la musica, ma senza l’ ombra di una certezza.

Ho fatto il musicista per alcuni anni, ma non ho retto alla coda lunga (nicchia troppo di nicchia) e quindi sono passato oltre, non senza lasciare un po’ di mollichine per la strada. Grazie a questo da alcune settimane sono a Bologna a registrare, insomma, non mollo la presa. Ma non è questo il punto...

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Quello che mi interessa è cercare di capire quali potrebbero essere le differenze rispetto alla mia precedente esperienza. La coda lunga, oggi, offre concretamente la possibilità di vivere con la musica?

A questa domanda vorrei dare una risposta, certamente né definitiva né completa e nemmeno limitata a questo post; il blog credo si presti perfettamente a questo tipo di riflessioni, spero.

La band, la cantina, la web cam

Quello che avviene nelle cantine oggi non lo so, credo più o meno quello che accadeva negli anni 90; si provava con il gruppo, si preparavano i concerti e si sperava sempre che qualcuno ascoltando il nostro provino ci cambiasse più o meno la vita. Accadeva, molto di rado ma accadeva; certo la vita non ti cambiava ma avevi in mano alcuni strumenti per provarci e comunque te la spassavi alla stragrande. Se non accadeva nulla, come nel 99% dei casi, non accadeva nulla. Restavi in cantina.

Se io oggi avessi ventanni e suonassi in una band, non importa quanto maldestra, avrei un computer connesso in cantina e trasmetterei in streaming con la web cam.

Badate, è banale come affermazione; pensandoci bene mi vengono in mente due esempi concreti e discretamente antitetici tra loro. I Radiohead e i loro webcast; certo sono i Radiohead e bla bla bla… ma sono gli unici veri big a farlo. Secondo esempio, assai più terreno ed alla portata, Matthew Ebel; musicista americano che grazie ai suoi “concerti privati” su ustream, il blog, twitter e facebook sta lavorando.

Lavorando. Questo è il termine magico. Se i Radiohead lo streaming se lo possono abbondantemente permettere lo stesso vale per la scalcinata band di prima. Se lo possono permettere pure loro, e questo è palese. Certo non potranno avere la stessa qualità ma con un investimento modestissimo potranno trasmettere decentemente. Se quindi dal punto di vista dei mezzi tecnologici non è più un (grosso) problema il dramma arriva dopo. Come ci guadagno?

Credo che questo sia un pianeta ancora da scoprire e vada oltre le mie possibilità attuali. Quello che mi interessa e lanciare un sasso. Invitare chi si nutre di musica a provarci sempre e comunque e soprattutto ad usare i mezzi che il web attuale offre. Sono strasicuro che le major oggi siano inutili, non producano buoni contenuti e non abbiano nessuna idea del loro futuro. Le cantine invece sono ancora il cuore e grazie alla rete potrebbero riportare la musica ai fasti che meriterebbe.

Ci tornerò sicuramente ma ditemi che non sto delirando.

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Tumblr: reblog e altre questioni filosofiche - 3/3 23/01/08

Concludo la miniserie di post dedicati a Tumblr cercando di affrontare alcuni aspetti "ambigui" della piattaforma; il reblog a mio avviso è una delle funzionalità più complesse introdotte e meriterebbe un' analisi (io mi limito a riportare alcune esperienze).

Ma non mi sono certo sfuggiti i giudizi negativi riportati da alcuni blogger, anzi, voglio partire proprio da due di questi...

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Roberto Dadda ha manifestato chiaramente la sua "antipatia" nei confronti di Tumblr con obiezioni a mio avviso poco consistenti:

Il primo problema è nel modello nel quale sembra mancare il concetto di permalink che permette, quando si usa un link per una citazione, il puntamento al post specifico

Non si riferisce all' assenza generica di permalink (i permalink ci sono infatti) ma al fatto che appaia al passaggio del mouse e come piccola icona grafica; ovvio come il problema si nasconda nel template scelto e che la stessa affermazione sui blog sarebbe una cosa del tipo "non mi piacciono i blog perchè hanno la colonna sulla destra e lo sfondo bianco".

Idem per l' eccessivo numero di autocitazioni presenti nei tumblr italiani (cioè tumblr utilizzati per citare i post del proprio blog); potrei aprire un blog semplicemente per linkare i contenuti di un altro blog. Questo non renderebbe automaticamente i blog inutili o pericolosi.

Una terza accusa, assai più sostanziosa e motivata, è quella di non produrre contenuti o di limitarsi alla citazione selvaggia. In questo senso il post di Cloridato di Sviluppina ipotizza (sarcasticamente) una internet automatica dove non ci sarà più bisogno di produrre contenuti.

Dicevo che in questo caso il problema è aperto e non ho una visione chiara. Di sicuro però ho qualche dato, e nemmeno troppo lontano. Avrete letto il post di Wired con i 10 consigli sul blogging di Jorn Barger; bene, dal suo punto di vista (il punto di vista dell' inventore del termine web log) un blog nel quale i contenuti originali siano superiori ai link segnalati avrebbe bisogno di un bagno di umiltà. Il suo primo punto addirittura sostiene come del.icio.us sia la piattaforma più indicata per bloggare rispetto a Blogger. Tumblr rappresenterebbe quindi una perfetta continuità se non addirittura una migliore rotta da seguire.

Però, nel caso del reblog, i miei dubbi aumentano; è una funzione comoda, divertente, socializzante, pericolosa, stupida, inutile e un sacco di altre cose. Non ho le idee chiare ma anche qui alcuni dati da analizzare. Guardate questo reblog e ditemi se ha un senso (lasciate perdere il fatto che sia in giapponese), in questo caso credo si possa tranquillamente sostenere che un uso del genere sia quantomeno inutile e troppo "rumoroso".

Altro problema legato al reblog è decisamente "tecnico"; se io rebloggo un post a sua volta rebloggato da un altro (e così via) il rischio di avere due righe di contenuto e dieci di link è elevato. Allo stesso tempo se ogni operazione è accompagnata da un commento logica vorrebbe che avremmo potuto commentare direttamente l' originale evitando la lettura di decine di cloni. Magari, come fanno notare i tumbleristi più incalliti, basterebbe inserire il link al singolo post per chiarire meglio; io resto poco convinto e mi limito ad osservare che foto, citazioni e post rebloggati decine di volte aumentano solo il caos (ma del resto la rete è infinita, o no?).

Il mio giudizio complessivo rimane inalterato, credo che Tumblr alla fina sia un blog, più semplice da usare e senza commenti (di default). Sono strasicuro che in moltissimi (soprattutto "newbie") lo adotteranno per lasciare le loro tracce sul web e questo da solo è un gran bel merito.

1- Tumblr l' italiano
2- Tumblr hacks & tutorial

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Le confessioni di un boss 15/11/07

No, non siamo nella New York degli anni trenta e nemmeno a Corleone, insomma, non è la mafia l' argomento (anche se certe dinamiche, dal mio punto di vista, non sono poi così distanti). Siamo a Macau ed a parlare è Edgar Bronfman, presidente e CEO di Warner Music Group. Nel corso del GSMA Mobile Asia Congress le sue parole sono state chiare e decisamente un gran bel passo in avanti:

Ovviamente abbiamo sbagliato: restando immobili o muovendoci in maniera antiquata abbiamo inavvertitamente* scatenato una guerra contro i consumatori, negando loro ciò che volevano e potevano procurarsi altrimenti; e hanno vinto loro...

Con un minimo di malizia potremmo sindacare sull' inavvertitamente* ma sarebbe da stupidi... cogliamo invece la grande novità sperando che porti con se anche azioni concrete. Segnalo che il merito della discussione era riferito alle strategie delle compagnie di telefonia mobile ed una certa loro miopia (Bronfman esorta le aziende a non commettere gli stesse errori fatti dalle major) che in questi giorni si è palesata anche nella nostra periferica blogosfera.

via | PCPro

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In Rainbows, il chiaro-scuro allo stato dell' arte 11/10/07

Avevo segnalato con molta leggerezza l' uscita di In Rainbows dei Radiohead; come ormai saprete è possibile scaricare la versione digitale decidendo da soli il prezzo dell' acquisto (per la cronaca ho pagato un pound e 45 penny). La scelta ha fatto (e sta facendo) discutere molto ed ora "che ho l' album in mano" mi permetto di aggiungere alcune considerazioni...

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Beh, album in mano, per la verità in mano abbiamo poco:

Perdonate la facile ironia, non era mia intenzione ma un tema strettamente legato alle "forme" ed alle scelte dell' operazione In Rainbows, mi sembra emerga chiaro.

Forzando un pò sembrerebbe che l' equazione sia paghi molto di più del normale e prendi anche l' inutile oppure paghi pochissimo e prendi il minimo che possiamo darti.

Come spieghereste altrimenti la scelta di pubblicare (dal 3 dicembre) un cofanetto superdeluxe, contenete anche la versione in (doppio) vinile, cd, cd con bonus-track, foto e libretto alla cifra di 40 sterline, e una versione MP3 a 160kb quasi gratis?

Kurai si chiede se 160kb sembrano pochi ed io rispondo che onestamente si, soprattutto perchè la scelta ed i costi di convertire al top (vedi 256kb) non sembrava così strana. Lontano da me filosofeggiare sulla qualità del digitale rispetto all' analogico (come se ProTools non fosse lo standard di fatto del 99% di quello che ascoltiamo) ancor meno la differenza tra 160 e 256kb, ma perchè non convertire alla massima qualità..? non lo capisco (o meglio, lo capisco e non mi piace).

Del disco parlerò in futuro (magari in altra sede), mi limito a dire che mi piace; sono i Radiohead oggi e da questo punto di vista niente da dire (Jigsaw Falling Into Place è una meraviglia così come Nude).

Il mio giudizio complessivo sull' operazione resta positivo, l' apertura dimostrata vale tantissimo così come l' averlo fatto per primi (e avere una specie di blog)... anche se non mancano le perplessità, ma forse è lo scotto che pagano i pionieri.

E poi il chiaro scuro è il loro marchio di fabbrica...

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Sono connesso, non deficente 24/05/07

Ha ragione Stefano, il nuovo sito del Ministero delle Comunicazioni dedicato ai ragazzi, giovanilisticamente chiamato tiseiconnesso, lascia lo sconforto nel cuore: messaggi distorti e "terroristici", la rete come covo di maniaci pedofili nascosti in ogni anfratto... un unico filo conduttore che ha il solo scopo di intimorire e fornire tre quattro notizie banali (grazie, ora so che è meglio navigare con un buon antivirus).

Non voglio negare che i temi affrontati non siano reali, anzi, ma se seguiamo quella strada la vita di un adolescente assomiglierà sempre di più ad un incubo: prima di andare a scuola dovremo informarlo dei rischi che corre, di stare attento alle maestre e ai bidelli. Se va a catechismo ci sarà bisogno di essere espliciti, occhio ai preti e ai sagrestani...

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Peccato, principalmente perchè è inutile. Dai, nessuno sotto in 20 anni troverà interessanti quelle pagine... del resto è anche un bene, leggetevi queste citazioni prese casualmente (ce ne sono in abbondanza):

Ho seguito il consiglio di Simo e ne ho parlato con i suoi, so che non mi fanno il terzo grado. Così ho scoperto che quello che avevo letto su Internet non riguardava il mio caso, si trattava di 1 situazione molto + grave! Non vi dico come stavo troppo meglio. E insieme a Simo e ai suoi abbiamo trovato 1 soluzione!
Alla fine sn riuscito a dimostrare che quel ritornello era partito da una mia idea e tt si è risolto per il meglio. Ora però sto + attento a scaricare pezzi da internet perché so cosa si prova ad essere derubati della propria creatività.
Foto e video scaricati e condivisi sono un bel modo di comunicare e di trasmettere emozioni tramite immagini. Ma non tutti gli utenti Internet sono animati da buone intenzioni, e anche una semplice operazione come caricare una foto online può crearti problemi.

Si spara un pò a casaccio facendo del luogo comune l' unico vero tema: dalla prima delirante esperienza con una malattia (leggetevela) al plagio musicale subito da un ipotetico giovane musicista passando per il rischio che porta caricare una foto online.

La sezione video continua su quella strada rincarando la dose... caro Stefano hai ragione, Terrorismo Psicologico è la parola giusta!!! Meno male che non se lo filerà nessuno...

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Conservapedia - roba da matti 12/03/07

Giuro che non ci credevo: una wikipedia dedicata al creazionismo ed al "sentire" conservatore, è conservapedia (aiuto ) e se il nome la dice lunga aspettate di leggere le definizioni. Curiosi? date una lettura alla voce aborto:

Abortion is the induced termination of a pregnancy. The father of medicine, Hippocrates, expressly prohibited abortion in his ethical Oath long before Christianity. Today abortion is a billion-dollar industry in the United States and Western Europe...

Visto che in questi giorni si parlava di 2.0 italiano e cloni, nessuno la vuole localizzare per l' Italia?

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un paio di bloggers 07/02/07

Giuro che poi tornerò a parlare d' altro, ma altri meglio di me stanno analizzando la vicenda di 2000 bloggers:

Certo che cambierà artificialmente il Technorati rank, ma questo cambio dovrà essere temporaneo se Technorati vale quello che dice. Il problema è con Technorati, non con il 2000 Bloggers Project. Il sistema di Technorati è difettoso sin dall’inizio: i link non misurano accuratamente il traffico o l'authority. Inoltre il loro metodo può essere facilmente abusato dai link bank. E' successo nel passato è continuerà a succedere...
Chiunque pensa che il blogging sia democratico non sta facendo attenzione. Esiste tanto elitarismo e classismo nel mondo digitale come fuori della rete. E sono contenta che un semplice progetto come quello di 2000 Bloggers Project possa rivelare e svelare l’elitarismo di Technorati... Elaine Vigneault - 2kbloggers

Traduzione ed altre interessanti riflessioni di cuaderno : Beam me up, Scotty!!!

ps. continuate ad iscrivervi all' edizione italiana

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Musica: cercasi differenze 01/02/07

Se non mi facesse incazzare, la storia che la discografia italiana è in crisi per colpa del P2P mi farebbe morire dal ridere. E il fatto che ci si sia illusi per alcuni secondi accresce la rabbia... ma stavolta dovremmo cogliere l' occasione: c' è un palcoscenico pronto, aperto, curioso ed interessato e c' è sempre più spazio per le differenze (e se la storia della coda lunga è vera ce ne sarà sempre di più).

Gli editori, o meglio, gli editori? Ma, io credo che la selezione online sia abbastanza naturale; certo il ruolo di "aggregatore musicale" che un' etichetta dovrebbe avere resta importante (pensiamo a etichette indipendenti di culto come SubPop per il grunge ad esempio) e qualcuno dovrà farlo (ci faccio un pensierino...). Non è determinante e ne possiamo fare a meno, ma non possiamo fare a meno di far capire a tutti che è stupido lamentarsi della mancanza di spazi quando c' è un mondo intero a disposizione, magari microscopico o di nicchia, ma se guardiamo i numeri c' è da restare a bocca aperta...

Artisti, poeti e creativi di ogni genere e sorta sbrigatevi... noi siamo qui ad aspettarvi...

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Internet e la P2.0 12/01/07

Una premessa è necessaria dovendo affrontare un tema "trasversale": questo post conterrà un livello elevato di forzature , punti di vista personali e un pò di sana rabbia...

Detesto certe "attitudini accademiche", quell' uso supponente di terminologie ricercate e sempre precise; sarà perchè dove vivo io alla terza boiata che dici ti mandano a caa (c a g a r e in italiano), ma in generale non lo sopporto, figuriamoci poi se certi atteggiamenti li riscontro nel web (che, magari pecco di ingenuità , dovrebbe rifiutare la logica del "certificato" a favore di una più giusta logica del merito).

A cosa mi riferisco è presto detto: ce l' ho con i webconsultant, webmaster 2.0 (che poi ritrovi nei forum a chiederti se "rende di più" il trattino - o l' underscore_*), webmarkettari e blogger in giacca e cravatta che ti venderebbero google (come Totò vendeva la Fontana di Trevi) se non temessero ripercussioni sugli adsense. Stanno aumentando a vista d' occhio, trascinandosi dietro un' alone di "credibilità " che, una volta tolti i termini anglofoni (tratto ancora caratterizzante, soprattutto nell' abuso di tali termini), lascia trasparire la loro profonda estraneità a questo mondo, nei valori sicuramente ma spesso anche nella forma. In questa categoria ci sono naturalmente anche le agenzie (a centinai offrono servizi all' impresa, al lavoro e soprattutto credono molto nell' uebbe) che bazzicano le amministrazioni pubbliche e formano società miste pubblico/private (magari con una beta nel logo rigorosamente riflesso sulla superficie*) per poi rivendere alla stessa amministrazione (e moltissime altre) un CMS Open Source scaricato (gratis) a 7/8000 € .

Se fosse in discussione la mia personale prospettiva e solo il mio giudizio, si tratterebbe di poca cosa (dite pure nulla), ma siamo o non siamo in "dolce attesa": internet sta "partorendo" qualcosa di nuovo in generale (2.0 vs 3.0) ed in Italia sembrano avvicinarsi i tempi della piena "consapevolezza". La possibilità che molte nuove persone/utenti attivino una connessione ha acceso la luce nei cervelli di alcune realtà imprenditoriali (era l' ora) e questo "magma caotico" è e sarà il cibo preferito dell' orda di pubblicitari, manager e venditori di illusioni che hanno gia la forchetta in mano (vedi contenuti generati ad esempio).

Cosa porteranno in termini di fastidio/danno alla comunità è difficile definirlo, diciamo che sono sicuro che di positivo offriranno poco, e il rischio ipotetico appare ai miei occhi elevato. Non è una lobby ne un partito, l' unica relazione che trovo è con l'ex "movimento" dell' ex Presidente del Consiglio: si questi nuovi crosstutto potrebbero benissimo definirsi P2.0...


* il richiamo è puramente casuale, della serie, nel post non si fa riferimento a fatti o persone (logo compreso) realmente esistenti o esistiti...

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